Violenze di genere

Simona La Rocca (a cura di), Prefazione di Annamaria Rivera, Introduzione di Isabella Peretti. Contributi di: Giusi Ambrosio, Pauline Aweto, Fabrizio Battistelli, Sabrina Bettoni, Ilaria Boiano, Patrizia Cecconi, Francesca Declich, Laura Fano Morrissey, Marcello Flores, Marina Forti, Daria Frezza, Maria Grazia Galantino, Francesca Romana Koch, Flavia Lattanzi, Nicolette Mandarano, Paolina Massidda, Arin Milano, Valentina Muià, Monica Musri, Patrizia Salierno, Ozlem Tanrikulu, Gianni Tognoni, Vittoria Tola Chiara Valentini

Ediesse editore, Collana Sessismoerazzismo, pagine 492, € 20,00.

Stupri di guerra, torture, tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, un abominio che sembra appartenere a un lontano passato. Purtroppo, non è così. O meglio, lo è solo in parte.

Nell’ultimo decennio il numero di conflitti armati nel mondo oscilla fra i trentuno e i trentasette. Nel 2014, erano ben 62 gli Stati nel mondo coinvolti in guerre internazionali o interne o in guerre a bassa intensità, cui si sommavano le azioni cruente di circa 549 milizie, cartelli della droga, gruppi indipendentisti. Nel 2015, le guerre nel mondo non accennano a diminuire, ma destano clamore soltanto alcuni conflitti armati quali, ad esempio, quello in corso in Iraq e Siria; degli altri – circa 30 - si parla pochissimo. Ciascuna crisi è causa di morti, violenze, distruzioni ed esodi forzati; oggigiorno, le persone in fuga - tra rifugiati, sfollati e richiedenti asilo - sono arrivate a sessanta milioni e, in maggioranza (51%), si tratta di bambini (Il loro numero è aumentato di circa 8,3 milioni rispetto a un anno fa e di 23 milioni rispetto a dieci anni fa. UNHCR, Global Trends 2014, Rapporto, 18 giugno 2015).

Di guerre, si parla in verità poco e solo quando a causa di queste sono rapiti o uccisi degli occidentali; ovvero se ne parla in modo parziale considerando soltanto fattori geopolitici, strategici ed economici; a contare è soprattutto l’aspetto economico piuttosto che la sofferenza delle vittime. Disinteresse sussiste anche per il lato più oscuro delle guerre: quello degli stupri e delle violenze sessuali (conflict-related sexual violence),compiute a danno delle popolazioni civili che sembrano essere una costante nella storia dell’umanità, un evento ineludibile, ‘normale’ nelle situazioni di conflitto armato.

Nei conflitti armati il corpo delle donne è ancora considerato il campo di battaglia, il terreno sul quale si combatte: l’uso simbolico del corpo; lo stupro come strumento di affermazione e comunicazione del potere, della prevaricazione fino a divenire strategia di guerra. Gli stupri di massa e le violenze sessuali nei conflitti armati, infatti, sono stati e sono tuttora una potente e strategica arma di guerra tesa a terrorizzare e distruggere: violando, umiliando, annientando le donne si indebolisce il loro ruolo nella società e quindi, attraverso il loro corpo, si intende distruggere l’intera comunità di appartenenza. Arma «a buon mercato, accessibile e molto distruttiva» così Denis Mukwege (Ginecologo, premio Sacharov 2014 del Parlamento Europeo per il suo lavoro sul trattamento delle donne vittime di violenze sessuali nella Repubblica Democratica del Congo) considera lo stupro sulle donne e le bambine considerate come non persone, oggetti disumanizzati privati di ogni diritto. Le violenze di genere nei confronti delle donne (GBV) durante e dopo i conflitti armati sono il risultato, in molti casi, di una esacerbata ineguaglianza di genere presente nella società già prima delle ostilità.

Scopo di questa opera collettanea è quello di esaminare, con un approccio interdisciplinare e di genere, un fenomeno tanto antico quanto complesso e attuale quale quello degli stupri e delle violenze sessuali nei conflitti armati. Le autrici e gli autori del libro affrontano il tema considerandolo nei diversi contesti geografici e storici. Si ricostruisce il percorso storico-giuridico che giunge, solo dopo le guerre nella ex-Iugoslavia e in Rwanda, a definire i reati sessuali quali ‘crimini contro l’umanità’; nel libro si analizzano i sistemi regionali di tutela dei diritti umani, nonché gli Statuti e la giurisprudenza dei tribunali penali internazionali con riguardo alla tutela delle vittime e alla repressione dei crimini.

Si analizza il fenomeno ripercorrendone la storia fino alla ‘terrificante modernità’ dell’oggi: dalle dominazioni coloniali al genocidio armeno, alle ‘marocchinate’ e alle ‘mongolate’ nell’Italia della Seconda Guerra mondiale; ai crimini dell’ex-Iugoslavia, del Rwanda, della Palestina, dell’America Latina, dell’India, della Somalia, della Nigeria, della Birmania, del Darfur e delle terre curde occupate dall’Isis. Si riflette sugli ‘stupri di pace’ nei territori in cui intervengono le forze di peacekeeping e sull’adozione da parte dell’Onu di una politica di ‘tolleranza zero’ nei confronti degli autori di questi reati, ribadita recentemente nell’HIPPO Report. Si considerano gli stupri di guerra alla luce delle teorie ‘scientifiche’ e ‘di senso comune’, nonché delle conseguenze psico-sociali e degli aspetti sanitari delle violenze; se ne esaminano le metafore nella storia dell’arte e delle immagini.

Nei saggi si colgono le sofferenze e le difficoltà ma anche le iniziative di riscatto e di denuncia delle donne rilevandone i cambiamenti. Negli ultimi anni, al pari del numero delle guerre è maturata la volontà delle donne nelle diverse parti del mondo di opporsi a questi crimini. Le donne sopravvissute alle violenze hanno acquisito nuovi spazi pubblici, si riuniscono in organizzazioni per manifestare il loro dissenso e denunciare la persistente impunità degli autori di tali crimini, lottano per la pace e il disarmo. Non più ‘soltanto’ vittime inermi, bensì agenti di cambiamento che assumono un ruolo attivo nella rivendicazione dei diritti, nella denuncia dei soprusi e nei processi di pace in corso nei loro Paesi.

Nel volume sono altresì sintetizzati i risultati del Progetto Lungo la Linea Gustav: le vittime delle violenze e dell’oblio - del quale la pubblicazione è parte integrante - con una riflessione sugli elaborati degli studenti e delle studentesse delle scuole che hanno partecipato a tale Progetto.

Presentazione del libro a Roma il 20 novembre 2015, alle ore 16.00, presso la sede nazionale dell’Unione Donne in Italia (UDI), in via della Lungara 19.

Interverranno Ugo Melchionda, presidente Idos/Dossier statistico immigrazione, Elisabetta Rosi, magistrato di Cassazione, Lucio Villari, docente di storia.
Coordinerà Vittoria Tola responsabile nazionale UDI. Parteciperà all’evento Marisa Rodano. In occasione della presentazione del libro sarà proiettata una clip di ‘La linea sottile’, un film di Nina Mimica e Paola Sangiovanni.

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